Nei primissimi anni sessanta numerosi artisti si interessano contemporaneamente alle potenzialità espressive della parola, accompagnata dall'immagine, dando vita a quel movimento artistico che verrà poi denominato poesia visiva. A Firenze, nel 1963 dall'incontro tra Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti, nasce il Gruppo 70, al quale successivamente prenderanno parte anche Lucia Marcucci, Ketty La Rocca, Luciano Ori, seguiti da Mirella Bentivoglio, Giuseppe Chiari, Emilio Isgrò, Michele Perfetti e Sarenco. I poeti visivi si rendono conto che sia la letteratura sia l'arte stavano utilizzando un linguaggio eccessivamente lontano da quello comune, decidono così per colmare questa distanza, di creare un moderno volgare, il cui lessico proviene dall'ambito della comunicazione di massa, cioè dai quotidiani, dai rotocalchi, dalla pubblicità e dai fumetti. Il fine è duplice: raggiungere un pubblico sempre più vasto, grazie all'alto grado di decifrabilità e allo stesso tempo esorcizzare il potere dei mass-media. La tecnica che risulta più congeniale per raggiungere questo risultato è il collage che permette, tramite il riutilizzo di testi e immagini provenienti dal mondo dell'informazione, un impatto immediato e forte. L'Italia non è l'unico scenario dove la ricerca artistica fra parola e immagine prende piede, anche se gli si può riconoscere una sorta di primato. In altri parti d'Europa infatti artisti come Julien Blaine, Jean Francois Bory, Hans Clavin, Alain Arias Misson, Paul De Vree sviluppano sperimentazioni simili, stabilendo rapporti di scambio e collaborazione con gli operatori italiani della poesia visiva. Sempre in Italia si sviluppa una particolare tendenza, denominata Nuova Scrittura, interessata a creare un rapporto tra letteratura e pittura. Il termine è coniato nel 1967 da Ugo Carrega uno dei fondatori del gruppo.
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