Non è facile individuare un movimento artistico che nel corso del XX secolo non si sia rivolto al libro con interesse, vedendolo spesso non solo come strumento di diffusione di idee e intenti ma anche come vero e proprio luogo di ricerca. Tuttavia le prime sperimentazioni consapevoli su questo supporto, denominate poi come libro d'artista, non volendo nulla togliere agli illustri precedenti futuristi e dadaisti, risalgono, a parere unanime della critica, ai primi anni sessanta, momento in cui numerosi artisti cominciano a interessarsi contemporaneamente alle potenzialità di tale mezzo a fini artistici.
Il suo impiego si inserisce in una più ampia operazione di scandaglio dei media tecnologici portata avanti in quegli anni in particolare dalle neo avanguardie che sentono lesigenza di sperimentare nuove pratiche espressive per alimentare e sviluppare lacceso dibattito nato al proprio interno riguardante larte e il suo sistema.
Il cinema, i video, la televisione, la fotografia, le registrazione audio, per i quali Dick Higgins conia il termine Intermedia, si propongono come nuovi luoghi delloperare artistico. E in particolare Il libro capace di contenere, in un formato flessibile e mutevole, immagini, testi, segni e materiali differenti e di esprimere un ampio ventaglio di idee, dalle più astratte a quelle intime e personali - si dimostra essere lintermedia per eccellenza.
Facilmente riproducibile e a basso costo, il libro d'artista si presenta inoltre come il modo più economico ed efficace per diffondere il pensiero e larte, strumento ideale per realizzare le teorie utopistiche democratizzanti che si proponevano di dare al prodotto culturale la maggior accessibilità possibile. Così il libro da simbolo della cultura istituzionale, diventa il mezzo per eludere i meccanismi commerciali, espositivi ed elitari dellarte e per infrangere la dicotomia vita/arte.
La sua distribuzione non avviene più attraverso librerie e gallerie ma con canali alternativi come la posta e lo scambio diretto. Lartista acquista una nuova autonomia rispetto alle istituzioni anche nella produzione delle opere: spesso diventa editore di se stesso, alimentando il fenomeno della small press o stampa alternativa, Ed Ruscha apre una propria casa editrice: Heavy Industry Publication (Los Angeles), Dick Higgins fonda le edizioni Something else press (New York), Dieter Roth Forlang (Reykjavík), Ian Hamilton Finlay Wild Hawthorn Press (Edinburgh), Jochen Gerz Agentzia Editions. Lo stesso fenomeno si manifesta anche in Italia: Eugenio Miccini dà vita alle edizioni Téchne (Firenze), Adriano Spatola a Geiger, Maurizio Nannucci a Exempla Edizioni (Firenze), Sarenco a Amodulo (Brescia).
In questo frangente laspetto estetico dellopera è decisamente in secondo piano: molto spesso i libri d'artista non mostrano particolari raffinatezze tipografiche e hanno le medesime sembianze di quelli prodotti industrialmente. Gli artisti per abbattere i costi utilizzano tecniche decisamente povere: il più delle volte, quando producono artigianalmente, si servono del ciclostile o si affidano, per ottenere alte tirature, alla neonata stampa in off set.
Esempio fondamentale delle prime sperimentazioni è il citatissimo Twentysix Gasoline Station di Ed Ruscha realizzato nel 1962 e dalla critica individuato come il vero e proprio capostipite di questo genere. Il pittore impagina una sequenza di 26 fotografie in bianco e nero, raffiguranti le stazioni di rifornimento che si trovano lungo la Route 66 tra Los Angeles e la città dovè cresciuto, Oklahoma City. Il risultato è un volume di dimensioni ridotte, stampato in 400 copie, sobrio ed esteticamente poco curato, il cui intento di rappresentazione della quotidianità ha non poche aderenze con le esperienze coeve della Pop art. Tuttavia la forza rivoluzionaria di questo libro d'artista, nel quale la fotografia gioca solamente il ruolo secondario di medium, non sta tanto in ciò che contiene e raffigura, ma nella consapevolezza dello stesso autore di aver proposto con esso un nuovo modo di operare artistico. In Twentysix Gasoline Stations la forma libro diventa parte integrante di ciò che lopera esprime e significa, così Ruscha compie una duplice rottura che riesce a mettere in discussione allo stesso tempo il concetto di libro e quello di opera.
Simultaneamente a Ruscha, altri artisti in paesi diversi, iniziano a sperimentare questa pratica: lo svizzero di adozione Daniel Spoerri e il francese Ben Vautier, entrambi gravitanti nellorbita Fluxus, pubblicano sempre nel 1962 rispettivamente Topographie anecdotée du hasard e Moi, Ben je sign.
Particolarmente interessante e atipico è il percorso dello svizzero ma islandese di nascita Dieter Roth, forse il primo a concentrare la propria produzione quasi unicamente sul libro d'artista, spaziando dallopera unica al multiplo ad alta tiratura. Roth, il cui lavoro ha avuto una grandissima influenza in questo ambito non solo in Europa ma anche negli Stati Uniti, inizia le proprie sperimentazioni alla metà degli anni 50. Influenzato dalle sue esperienze di poeta concreto e tipografo, si interessa inizialmente degli aspetti visivi e di composizione della pagina per poi rivolgere la propria attenzione alla struttura delloggetto libro e ai suoi elementi costitutivi. Spesso sostituisce la pagina con ritagli di giornale o di fumetto che poi rilega - come nel suo pionieristico Daily mirror del 1961: un cubo di 2x2 cm costituito da porzioni quadrate tratte dal celebre quotidiano londinese - oppure si serve di materiali inusuali puntando sempre a creare unopera che risulta inscindibile dalla sua forma di libro.
In Italia già negli anni 50 Carlo Belloli, poeta concreto con alle spalle una militanza nel movimento di Marinetti, crea un singolare volume dal titolo Gabbianoteca, definito dallautore stesso un libro dartista. Lopera, che ha una copertina di sughero che la rende galleggiante, è prodotta con spirito provocatorio in esemplare unico di proprietà dellautore con la volontà che nessuno abbia la possibilità di comprarla.
Bruno Munari, considerato il padre del libro dartista italiano, sempre intorno agli anni 50, dà inizio a una serie di opere dal titolo Libri illeggibili di cui il più noto viene pubblicato nel 1953 nella collana Quadrat Print. Lartista, anchegli come Belloli, proveniente da unesperienza futurista ed anche da unindicativa partecipazione alledizione dellAnguria lirica con Tullio dAlbisola nel 1934, utilizza in questi libri, carte differenti per spessore e colore che poi vengono da lui stesso, ritagliate, incollate e cucite il tutto senza lintrusione del segno grafico.
Per molti, tuttavia, il vero e proprio capostipite di questa tendenza in Italia, è un libro in particolare: Neurosentimental del napoletano Stelio Maria Martini composto nel 1963 e pubblicato nel 1974 e riedito nel 1983. Lopera, che consiste nellunione di materiale iconografico e scritto proveniente da diverse fonti, è definita dallautore un romanzo-collage. Sempre di Martini è un volume di un anno precedente, dal titolo Schemi. La pubblicazione meno conosciuta è però, come la precedente, costituita dallassemblaggio di tavole composte da strisce di parole, sottratte a giornali e rotocalchi, sovrapposte a immagini, sempre di derivazione giornalistica.
Con i 14 collage di Schemi, Martini non solo anticipa in certo senso di un anno lesperienza poetico-visuale fiorentina di Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti - nelle composizioni di Martini, che sembrano apparentemente dettate dalla casualità, tuttavia manca la componente politica e contestataria che sarà il vero motore delle vicende artistiche del Gruppo 70 -, ma ci permette di affermare che le prime sperimentazioni consapevoli sul libro avvengono anche in Italia nel 62, annullando lidea di un ritardo italiano in tale ambito artistico.
Il libro dartista, a seguito di queste prime prove, diventa, nel corso degli anni 60 e 70, un fenomeno trasversale praticato da tutti i movimenti che animano il panorama artistico di quel periodo oltre i fluxus, i poeti visivi e concreti, i concettuali ed anche altri artisti isolatamente o allinterno delle ricerche della Land art, della Narrative art, dellArte povera e Minimal ne sperimentano le potenzialità estetiche e di diffusione.
Quotidiani, rotocalchi, pubblicità e fumetti, ma anche televisione e radio, con i loro linguaggi efficaci, diretti ed aderenti alla realtà quotidiana diventano per molti artisti nel corso degli anni 60 e 70 unimportante fonte di ispirazione dalla quale attingere immagini e parole. Ciò avviene con una duplice finalità: quella di fornire al pubblico codici con un alto grado di decifrabilità, riconoscibili e vicini allimmaginario collettivo, e quella di mettere in discussione il mondo stesso da cui provengono evidenziandone le contraddizioni.
La modalità compositiva più frequentemente utilizzata da questi artisti la maggior parte dei quali è vicino ad ambiti di ricerca poetico visuale è il collage che viene praticato anche allinterno del libro.
Michele Perfetti, ad esempio, si serve di questa tecnica in Poesia tecnologica: frammenti quotidiani del 1969 e in
000+1: poesie tecnologico/visive del 1971 nei quali sfrutta limmediatezza di immagini e parole del linguaggio pubblicitario per realizzare tavole che con la loro ironia pungente arrivano senza mediazioni al pubblico. Lo stesso meccanismo viene sfruttato da Franco Vaccari - artista che si dedicherà successivamente ad altri tipi di percorsi pur rimanendo sempre suggestionato dal rapporto fra arte e quotidianità - in Pop esie del 1965 e nel successivo Entropico. Sempre incentrato sul riutilizzo di linguaggi già esistenti è H-Brunt delleclettico Emilio Villa, nel quale lautore rielabora graficamente i primi tracciati di macchine elettroniche adattandoli alla pagine di un libro. In Stropsody invece Eugenio Carmi - artista proveniente da ambiti di ricerca non poetico visuali tenta, ispirandosi alle tavole parolibere futuriste, una visualizzazione dei suoni onomatopeici appartenenti al linguaggio dei fumetti.
Tornando ai poeti visivi, un discorso specifico merita il controverso rapporto che ebbero con il libro d'artista i fiorentini aderenti al Gruppo 70, fondato da Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti. In prima battuta infatti il libro era stato visto come il simbolo di una cultura istituzionale ed elitaria e perciò distante nel linguaggio e nei contenuti dalla realtà quotidiana. Da qui la loro esigenza di negarlo facendosi performer, artisti plastici, cineasti, esibendosi nei circoli, nei dopo lavoro, per strada, nel tentativo di eliminare il distacco che si era creata tra pubblico e prodotto artistico. Ed è estremizzando queste teorie utopistico/democratizzanti che il libro risorge dal suo annullamento e si fa strada in questo gruppo di artisti una nuova tendenza che lo propone come strumento alternativo, accessibile a tutti, il cui valore e la cui potenza comunicativa non possono essere messi in discussione dalla sua riproducibilità. Particolarmente interessanti sono le sperimenzazioni sul romanzo tecnologico, che viene redatto con stralci di testi e immagini estrapolati da quotidiani e rotocalchi riassemblati con un impianto narrativo apparentemente privo di unesplicita consequenzialità logica e cronologica, ne è un esempio il già citato Neurosentimental di Stelio Maria Martini ma anche Io ti ex-amo di Lucia Marcucci. Nel libro, stampato in ciclostile e rilegato con punti metallici, è totalmente assente la parte iconica.
La poesia concreta è un movimento artistico internazionale che nasce nel corso degli anni 50 contemporaneamente in Europa e Brasile e che poi trova terreno fertile anche negli Stati Uniti e in Giappone. Il punto di partenza degli artisti che gravitano in questo ambito è la parola che molto spesso non viene utilizzata per il suo valore semantico ma per le possibilità grafiche e visive che offre. Il termine poesia concreta sta proprio a sottolineare questa predominanza nei componimenti dellaspetto fisico della parola sul significato e sul messaggio che può trasmettere.
Il luogo deputato a queste sperimentazioni è il foglio allinterno del quale si ricerca e si rincorre il perfetto equilibrio dei caratteri nello spazio; spazio che diventa esso stesso parte integrante ed elemento strutturale del poema. Il libro, che non sempre è concepito come opera a se stante, molto spesso viene utilizzato come strumento di raccolta e di diffusione di questi componimenti sotto forma di antologia di poesie di uno o più autori.
Esempio chiaro di questa modalità operativa è il volume esposto in mostra Worte sind Schatten dello svizzero Eugen Gomringer. I poemi qui raccolti, definiti dallo stesso autore delle costellazioni, sono caratterizzati da una disposizione schematica e rigorosa delle parole nella pagina e da una particolare attenzione per la loro organizzazione spaziale e tipografica. Nelle composizioni dellitaliano Carlo Belloli, poeta concreto con alle spalle una militanza nel movimento futurista, al contrario, il valore semantico della parola acquista un certo rilievo e non viene subordinato a considerazioni di tipo decorativo ed estetico, come si può notare nella tavola Acqua/acqua contenuta in Texte poéme poéme texte, in cui organizza nella pagina sottoforma di pioggia e onde, aggettivi e sostantivi che gli vengono evocati dalla parola acqua.
Sempre in Italia si dedica a questa pratica Arrigo Lora Totino, che in collaborazione con Sandro De Alexandris, realizza tre libri-oggetto in più copie: Busta celeste, Un nonnulla e L' in finito che giocano sul significato delle parole e la loro disposizione nello spazio. Lo stesso meccanismo viene utilizzato anche da Mirella Bentivoglio che con il suo Punto ambiguo crea un libro che può essere considerato una scultura.
Altri aspetti prevalgono invece in pubblicazioni come il libro cinetico A Valentine for Nöel: four variations on a scheme dellartista americano Emmett Williams, in cui la possibilità di comporre, sfogliando il volume, parole e frasi, dà allopera un carattere spiccatamente ludico.
Sono invece incentrate su un impianto più concettuale le prove concrete di Maurizio Nannucci. In M40/1967, lartista fiorentino utilizza ogni singolo tasto di una macchina da scrivere Olivetti modello M/40, partendo da quello in alto a sinistra, per formare in ogni pagina un quadrato con la ripetizione di un singolo segno grafico o lettera per facciata. Sfogliando il libro difficilmente si riesce a percepire la presenza dei singoli segni ma locchio viene catturato dalle diverse scale di grigi da questi formate.